NPS: i temi della Summer School 2017

NPS: i temi della Summer School 2017

Che cosa sono le nuove sostanze psicoattive – NPS?

Si registra una difficoltà perfino nella terminologia. Le NPS sono anche definite “Legal Highs” (ossia sostanze con effetti psicoattivi legali), trattandosi nella grande maggioranza di nuove sostanze chimiche che, al momento dell’uscita, non erano inserite nelle tabelle delle Convenzioni internazionali e in quelle delle leggi nazionali. Ma tra le NPS è inserita anche la ketamina che non è certo una nuova sostanza (bensì un “vecchio” farmaco per anestesia usato in maniera “nuova” dai consumatori). I consumatori in genere intendono per NPS le cosiddette designer drugs, sostanze chimiche di nuova ideazione che imitano l’effetto delle droghe sottoposte a proibizione (ma che al momento della loro uscita non sono proibite per la novità delle combinazioni chimiche).

Lo EMCDDA ha cominciato a catalogarle nel 2005/6, ma si è registrato un grande incremento dal 2008/2010 in poi. Alcuni dati: nel 2013 l’Osservatorio di Lisbona ha catalogato 81 nuove sostanze, nel 2014 oltre 90, nel 2015, 63.  Dal momento in cui lo EMCDA ha iniziato la catalogazione (2005) sono uscite poco meno di 500 nuove sostanze, di cui quasi la metà dal 2013 in poi.

Questioni e sfide: c’è davvero un’emergenza NPS? E’ giusto guardarle secondo il discrimine proibizione/non proibizione? Infatti che la definizione corrente di NPS ha come discrimine lo statuto legale della sostanza più che il rischio effettivo. Per di più, delle quasi 500 sostanze uscite in Europa dal 2005, circa il 90% non hanno attecchito e non sono più in circolazione. Infine, ancora una volta, ci si concentra sulle caratteristiche chimiche delle sostanze, perdendo di vista il ruolo del set e del setting nel modulare gli effetti e le conseguenze del consumo. Usare un modello interpretativo comprensivo è essenziale, non solo per valutare i rischi, ma anche per comprendere i “vantaggi” dal punto di vista dei consumatori, in primo luogo il piacere, che non attiene solo all’effetto psicoattivo delle sostanze (il piacere di un bicchiere di vino non dipende solo dalla gradazione alcolica).

Per questa ragione, cercheremo di ragionare non sulle NPS ma sul consumo delle NPS, facendo riferimento al paradigma interpretativo droga, set, setting.

Il consumo di NPS

Il fattore droga: le nuove sostanze di gran lunga più diffuse  in Europa sono i cannabinoidi sintetici e i catinoni (variante sintetica del khat, destinati a rimpiazzare le amfetamine e lo MDMA), ma sono presenti anche gli oppiodi sintetici e la fenetilamina (sostanza che mima gli allucinogeni). Si osservano grandi differenze fra paese e paese, specie con i paesi dell’est, storicamente a bassa prevalenza di uso di droghe “tradizionali”, dove le NPS sembrano avere più attecchito e dove c’è più alto consumo di oppiacei sintetici: in Ungheria, ad esempio, i cannabinoidi sintetici sono la seconda droga più usata, dietro alla cannabis.

Il fattore set: quali sono le ragioni che spingono i consumatori verso le NPS? Sfuggire alla proibizione? Acquistare tramite un mezzo neutro come internet? Sfuggire allo stigma delle droghe tradizionali? Quali le loro credenze e aspettative (circa lo status di queste droghe, gli effetti, i rischi etc..)?

Il fattore setting: intendiamo trattare in primo luogo il setting di consumo in senso stretto, ossia l’ambiente fisico e sociale in cui si consuma, e le “culture” del consumo, ossia i rituali e le “regole” sociali di uso più sicuro, distinguendo dalle variabili macro ambientali (il mercato e le politiche di contrasto). Sappiamo che le NPS sono usate sia nei setting ricreazionali, sia da consumatori più intensivi di droghe tradizionali che hanno incorporato le NPS nel loro “menu”. Il più grande rischio di queste sostanze è che non hanno storia e dunque non hanno acculturazione. Perciò, lo sviluppo di regole di “controllo” è più difficile.

Questioni e sfide: c’è una enorme carenza di ricerca nei setting naturali, soprattutto di ricerca qualitativa volta a capire il punto di vista dei consumatori  di NPS (le ragioni della scelta, credenze e aspettative circa gli effetti e i rischi, le differenze percepite rispetto alle droghe “tradizionali”, la differenza percepita fra spaccio di strada e vendita su internet, etc.). Inoltre, nell’ottica di mettere la salute al primo posto, le politiche pubbliche dovrebbero spingere il più possibile verso interventi volti a favorire setting sicuri del consumo (misure di info sulla composizione chimica, ma soprattutto aiuto a sviluppare regole dell’uso più sicuro). In altre parole, proprio la particolarità delle NPS di sostanze non “ritualizzate” dovrebbe spingere a rafforzare la riduzione del danno.

Le variabili macro ambientali: il mercato e lo status legale

Le caratteristiche principali del fenomeno NPS sono il continuo evolversi del mercato e il continuo evolversi dello status normativo (in modalità unidirezionale, da legale a illegale). Inoltre, sembra che l’impulso principale a produrre nuove sostanze derivi dal tentativo di aggirare lo status illegale delle droghe tradizionali. Altra caratteristica è l’uso di internet per lo smercio (anche se internet non è riservato alle sole nuove droghe).E’ oggi possibile “disegnare” la propria droga personale, ordinarla via e mail e riceverla a casa. Così come l’invenzione di “stampatori” chimici a 3 dimensioni (3D chemical printer) permetterà agli individui di produrre in casa la propria personale sostanza: ciò non sarebbe stato possibile venti anni fa. Dopo gli interventi di repressione sul web in chiaro, gran parte del commercio si è spostato sul dark web. C’è infine l’offerta degli smart shops, che in alcuni paesi è assai rilevante. Da notare: l’esperienza della Nuova Zelanda che cercò di introdurre un sistema di regolamentazione temporanea (invece che di proibizione temporanea), in attesa di testare definitivamente le nuove sostanze. Si può dire che non abbiamo ancora una chiara visione del mercato NPS: per averla, bisogna guardare a tutto il mercato delle droghe illegali, compresi i precursori, al rapporto fra mercato illegale e legal highs, all’uso storico delle sostanze tradizionali e alle similarità/differenze con l’uso delle NPS.

La risposta delle politiche pubbliche

Fino a questo momento, la risposta delle politiche pubbliche ha puntato sul pilastro penale, introducendo sistemi di allerta sostanzialmente finalizzati a proibire le sostanze inserendole nelle tabelle, più che a elaborare una risposta sociosanitaria (a riprova, si vedano le pagine dedicate al Sistema di Allerta Rapido nella Relazione al Parlamento 2016). Anche la proposta EU di procedere a una temporanea proibizione in attesa di esaminare la valenza nociva della sostanza è un escamotage, perché storicamente la strada del ritorno alla legalità non è mai stata percorsa. La gran parte dei paesi europei si muove verso la “proibizione rapida”, secondo il modello di “copertura totale” (indistintamente tutte le sostanze con potenzialità psicoattive) o “per effetti analoghi” (a quelli delle droghe tradizionali).

Questioni e sfide:

Il fenomeno “nuove sostanze” mostra il fallimento dello strumento penale nel bloccare l’offerta di droga, dunque la risposta che ripropone la strategia di proibizione, sin qui perseguita, non fa che ribadire la strada sbagliata. A maggior ragione occorre un riequilibrio “dal penale al sociale”, in particolare verso la riduzione del danno. Su quali misure di Rdd puntare? La comparsa delle NPS può spingere la Riduzione del danno all’innovazione? Un esempio di innovazione: cercare di ridurre alcuni “effetti indesiderati” della proibizione, fra cui l’aver favorito il mercato e i consumi di droghe più potenti tramite la messa al bando di sostanze “leggere” (come la foglia di coca o il khat). Se è vero che alcune NPS sono molto potenti, è possibile inserire misure per indirizzare il mercato e i consumi verso sostanze meno rischiose, in una logica di riduzione del danno? E quale può essere la risposta dei consumatori verso questa misura di step down? Si nota che nei paesi come l’Olanda in cui l’offerta di cannabis è regolata tramite i coffeeshops, i cannabinoidi sintetici hanno molto meno corso.

Fra le buone pratiche: collegamento fra il sistema allerta e i servizi di Riduzione del danno, coinvolgimento delle ONG nel sistema allerta secondo un approccio bottom-up, drug checking e offerta di setting sicuri per il consumo, impegno delle ONG che lavorano sui contesti di consumo a fare periodiche conferenze stampa sulle sostanze appena apparse sul mercato, correggendo le informazioni sbagliate (vedi in questo senso l’esperienza positiva di Energy Control in Spagna).

(a cura di Grazia Zuffa)