Naloxone. Conclusioni e raccomandazioni

Naloxone. Conclusioni e raccomandazioni

Dall’analisi dei risultati della ricerca è possibile trarre alcuni apprendimenti e raccomandazioni per una efficace pratica di distribuzione del naloxone e per una sua ottimizzazione nell’ambito più vasto delle politiche e delle pratiche di prevenzione delle morti per OD da oppiacei.

Le raccomandazioni sono distinte per ambito – operativo, di ricerca, politico – ed ogni ambito propone un focus sul contesto italiano.

Raccomandazioni sul modello operativo e le pratiche

  • a) Garantire l’accessibilità del farmaco. La classificazione del naloxone come farmaco da banco che non necessita di prescrizione medica è un fattore cruciale, che consente ad ogni operatore, anche non sanitario, a ogni consumatore e ad ogni cittadino di accedervi e di diventare protagonista attivo della strategia per la prevenzione delle morti per OD da oppiacei. Il trasferimento di queste competenze verso la società civile è in linea con l’approccio di promozione della salute che investe sul “fare salute” dell’intera comunità e sull’alleanza tra professionisti e cittadini. Le caratteristiche del farmaco fanno sì che la sua gestione a livello comunitario sia significativamente sicura. Il naloxone dovrebbe essere disponibile, reperibile e accessibile nelle diverse modalità di assunzione, sia per via iniettiva che per via intranasale.
  • b) Investire nei servizi di RdD come promotori strategici del THN. I servizi di RdD sono per mission e approccio i più competenti a promuovere e sostenere la distribuzione del naloxone tra i consumatori. Operano in prossimità della scena della droga e dei setting naturali di consumo, ad essi accedono anche consumatori che non sono in contatto con i servizi (in parte anche soggetti che non lo sono mai stati e che non lo saranno mai), conoscono i pattern d’uso dei loro clienti e i rischi correlati, conoscono e interagiscono con le dinamiche tra pari e sono in grado di valorizzarle verso obiettivi di solidarietà e peer support. La RdD opera secondo un approccio di promozione della salute che valorizza le competenze dei consumatori, mettendoli al pari di ogni altro cittadino. L’offerta gratuita di naloxone da parte del sistema sanitario pubblico, soprattutto alle fasce di consumatori socialmente più fragili, è un fattore facilitante. Nell’ottica della sinergia tra servizi, la distribuzione di naloxone è più efficace laddove la RdD dispone di più modalità di intervento contemporaneamente attive (drop in, unità di strada e altri interventi di outreach, stanze del consumo sicuro, drug checking) che moltiplicano i punti rete della distribuzione e ampliano le opzioni di intervento sull’OD sia sul piano della prevenzione che su quello del soccorso.
  • c) Accompagnare la distribuzione di naloxone ai consumatori con informazione e consulenza. Il ruolo cruciale dei servizi di RdD nel THN è correlato a una necessaria e continuativa azione di informazione, formazione e consulenza offerta ai consumatori sul corretto utilizzo del farmaco, sulle manovre di pronto intervento, sulle capacità di riconoscere una OD da oppiacei e di agire adeguatamente nel contesto. Una corretta formazione garantisce anche di prevenire o ridurre l’impatto di eventuali effetti non desiderati, come l’insorgere di crisi di astinenza nel soggetto soccorso, e guida i soccorritori verso comportamenti conformi di sorveglianza e sostegno nella fase post intervento, anche quando il soggetto in OD non voglia recarsi in ospedale.
  • d) Riconoscere, legittimare e valorizzare le competenze dei consumatori e le loro reti sociali. I consumatori sono coloro che più frequentemente assistono ad una OD, rappresentando quindi la potenziale rete di soccorso più capillare e tempestiva. È necessario operare a più livelli nella direzione di accrescere e valorizzare sia le competenze di intervento che le dinamiche solidali e di comunicazione tra pari. Si tratta di sostenerli nel saper riconoscere le proprie abilità, di accrescere la propria self efficacy, ma anche – in riferimento al contesto – di abbattere le barriere socioculturali e lo stigma sociale che ancora troppo spesso li descrive come soggetti non responsabili e non capaci, invalidando così la potenzialità stessa della loro azione. L’auto-organizzazione dei consumatori promuove la loro responsabilità e capacità di giocare un ruolo sociale, rinforza la fiducia nelle proprie abilità e conoscenze, sostiene i loro diritti civili. I processi associativi e di cittadinanza che si oppongono allo stigma e al pregiudizio sociale rinforzano un protagonismo positivo che si riflette anche sul ruolo dei peer nel campo della promozione della salute e della limitazione del rischio. È auspicabile l’alleanza e la collaborazione, in una dimensione dialettica, tra organizzazioni dei consumatori e sistema dei servizi sul territorio
  • e) Elaborare strategie, metodologie e strumenti adeguati ad accrescere informazione e competenze. Associazioni della società civile, servizi di RdD e del trattamento, altri servizi educativi e della prevenzione, organizzazioni dei consumatori devono, in sinergia, costruire percorsi e materiali utili ad accrescere e completare le competenze che i consumatori già acquisiscono dalla propria esperienza personale e collettiva. È opportuno elaborare i materiali informativi e formativi insieme ai destinatari e mirarli alle peculiarità dei singoli gruppi e dei diversi stili di consumo. Il ruolo degli operatori della RdD può essere in questo significativo.
  • f) Responsabilizzare l’intero sistema dei servizi per le dipendenze. La centralità del ruolo dei servizi RdD non deve significare non riconoscere la parte giocata dai i servizi del trattamento nella prevenzione delle morti per OD e nel modello THN. I servizi per le dipendenze seguono consumatori di oppiacei che continuano ad usare anche durante il trattamento, e che accedono alle terapie OST non con finalità di remissione ma di controllo / regolazione del proprio consumo, tanto che uno degli esiti delle terapie sostitutive è la riduzione della mortalità per OD. Sotto questo profilo, i servizi per il trattamento devono operare in un continuum con quelli della RdD. Essi sono diffusi sul territorio, intercettano una parte significativa di consumatori, e possono pertanto avere sia un compito di risk assessment per quanto concerne l’OD durante tutto il percorso terapeutico, sia essere un punto di distribuzione del naloxone e di informazione e consulenza sul suo utilizzo. Questi servizi hanno anche più possibilità di quelli della RdD di intervenire con le famiglie dei consumatori, informarle e sensibilizzarle, anche attraverso l’eventuale consegna del farmaco. Per quanto concerne le comunità terapeutiche o altre strutture residenziali di cura, considerando che il momento della dimissione espone gli utenti al rischio OD per mutata tolleranza, è importante che elaborino modalità di informazione ad hoc anche prevedendo la dotazione di naloxone in uscita. Questo approccio diventa ancor più impellente quando la persona consumatrice sia al termine di un periodo di detenzione.
  • g) Elaborare strategie innovative di THN mirate a diversi stili e contesti di consumo e ai giovani consumatori. Negli stili di consumo che non contemplano né l’oppiaceo come sostanza di prima scelta né la via iniettiva di assunzione, il rischio OD è percepito in modo molto attenuato. Se è vero che il rischio è minore, tuttavia esso è presente, e i trend di una ripresa di uso di oppiacei anche nelle popolazioni più giovani di policonsumatori – segnalato in molti paesi – suggerisce l’urgenza di adottare interventi di informazione e distribuzione di naloxone nei nuovi setting naturali di consumo e secondo nuove modalità di outreach. Inoltre, questa popolazione può essere validamente informata sulla disponibilità di naloxone in farmacia o presso i servizi attraverso il web, così come on line può essere fornita la necessaria formazione. Nell’ottica inoltre del combination intervention, la pratica del drug checking – già presente in molti contesti di consumo e divertimento come strumento di prevenzione – può fornire informazioni utili sulla composizione quali-quantitativa della dose di sostanza acquistata ed essere una occasione adeguata per sensibilizzare al THN. Cruciale appare, per questa popolazione per lo più di non iniettori, la disponibilità di naloxone da assumere per via intranasale.
  • h) Investire su reti amicali e famigliari. Una buona prassi di THN, se privilegia la rete tra consumatori, investe anche sulle loro reti più prossime, quelle amicali e famigliari. Per elaborare campagne informative – mediatiche e on line – e insieme creare opportunità vis a vis di incontro, informazione e formazione sono importanti il coinvolgimento della rete dei servizi, inclusi quelli del trattamento, e le associazioni della società civile. Particolare cura va attribuita alla informazione e sensibilizzazione dei partner. È importante prevedere anche pratiche di ascolto e sostegno per i famigliari che affrontano l’esperienza dell’OD di un loro congiunto.
  • i) Ampliare la rete dei soggetti inclusi nel THN (1). I medici di base. I medici di base sono presenti su tutto il territorio ed ogni cittadino – consumatore e non – è in contatto con uno di loro. Si tratta dunque di una rete potenzialmente capillare e professionalmente competente. I medici di base possono essere attori tanto della prevenzione dell’OD – attraverso informazione e counselling – quanto di distribuzione di naloxone nel caso di loro pazienti che usano oppiacei o che hanno un famigliare che ne fa uso. Possono cioè essere consulenti e insieme punto-rete di distribuzione di naloxone. È utile proporre moduli formativi e modalità concrete di partecipazione a campagne di prevenzione delle morti per OD (materiali informativi, contatti e riferimenti con i servizi specialistici e con le associazioni dei consumatori)
  • l) Ampliare la rete dei soggetti inclusi nel THN (2). Le farmacie. Soprattutto nei paesi dove il naloxone è in vendita nelle farmacie come farmaco da banco o dietro presentazione della prescrizione medica, queste vanno pensate non come un mero punto vendita ma come un punto rete del sistema salute. Possono essere al centro di una campagna informativa e di promozione dell’acquisizione e dell’uso di naloxone da parte di cittadini coinvolti, direttamente o indirettamente, nell’uso di oppiacei. Particolare attenzione va prestata alla relazione con i consumatori, non raramente oggetto di diffidenza, allontanamento e stigma.
  • m) Ampliare la rete dei soggetti inclusi nel THN (3) Le forze dell’ordine. Si tratta di agire in due diverse direzioni: da un lato fare delle forze dell’ordine presenti sul territorio un attore alleato del THN, superando quell’atteggiamento che sulla scena della droga ne ha fatto spesso un agente di dissuasione, individuando nel possesso del farmaco un indizio del consumo e/o possesso della droga d’abuso e quindi trasformandolo paradossalmente in fattore di incentivazione al controllo repressivo. Su questo piano è importante il ruolo che possono giocare gli operatori della RdD nel loro intervento di comunità. In seconda battuta è possibile dotare gli agenti di polizia in prima persona del naloxone e della competenza per il suo appropriato utilizzo.
  • n) Sensibilizzare e formare gli operatori sanitari e sociali. Qualora il naloxone fosse accessibile, tutti gli operatori, sanitari e non, devono poterlo utilizzare, distribuendolo ai consumatori e somministrandolo in caso di emergenza. Nei contesti nazionali dove non sia un farmaco da banco, i servizi possono – previo il rispetto delle normative nazionali vigenti – adottare linee guida ad hoc che abilitino gli operatori sociosanitari ad utilizzarlo. Gli operatori non sanitari devono avere adeguata formazione, alla conoscenza e all’utilizzo, e tutti gli operatori, sanitari, sociali ed educativi, una formazione su come informare e formare adeguatamente i consumatori e le loro reti prossime. Gli operatori del pronto intervento devono essere sensibilizzati ad interagire con i consumatori che abbiano già effettuato l’intervento con naloxone, chiedendo loro ogni informazione utile e rinforzando e legittimando il loro intervento, così da creare un network di competenze diverse ma integrate.
  • o) “Socializzare” il naloxone. Campagne mediatiche e informazione per la popolazione. L’approccio di promozione della salute che è sotteso al THN riconosce le competenze sociali diffuse che “fanno salute”. Come accaduto negli anni recenti per altre pratiche di soccorso o prevenzione che sono “uscite” dai soli ambiti professionali per valorizzare gli interventi della e nella comunità (si pensi alla diffusione di defibrillatori in ambienti pubblici e all’invito alla popolazione a farne uso in caso di emergenza), così per il naloxone è opportuno pensare a campagne mediatiche e tramite i social media che informino la popolazione e portino il farmaco salvavita fuori dalla “nicchia” degli addetti ai lavori e degli specialismi, per renderlo noto, accessibile, in una parola “quotidiano”. Il processo di attivazione e responsabilizzazione della comunità verso la prevenzione delle morti per OD deve essere un processo culturale e concreto insieme, e come è avvenuto per i consumatori, anche per i cittadini avere a disposizione uno strumento pragmaticamente efficace e di facile utilizzo concorre a rafforzare atteggiamenti solidali, a diminuire timori e paure e ad accrescere la percezione di autoefficacia.

 Raccomandazioni per il contesto italiano

  • La normativa vigente è chiara e sufficiente. Nonostante classificazione del farmaco e normative italiane sul soccorso in caso di emergenza siano chiare e sufficienti a garantire e tutelare chiunque intervenga con il naloxone in caso di necessità, è accaduto e accade in alcune regioni che servizi e operatori non siano autorizzati dai vertici regionali o della propria ASL né a distribuire il naloxone ai consumatori né a somministrarlo in caso di OD. Se è vero che esiste un vuoto della politica (in termini per esempio di linee guida) è anche vero che il citato quadro normativo permette in ogni caso di intervenire. Non appare pertanto giustificata sotto il profilo normativo l’assenza di programmi di THN in alcune aree del paese.
  • Ogni servizio può e deve distribuire naloxone. In questo senso, ogni servizio pubblico o privato accreditato, del trattamento o di RdD, dovrebbe includere tra le sue prestazioni l’offerta di naloxone ai consumatori e alle loro reti prossime. Con le risorse attuali, in attesa che la politica si responsabilizzi sul tema, agendo in ottica di integrazione e di sistema tra tutti i servizi e tra tutti gli operatori sanitari del territorio, anche le regioni sprovviste o carenti di interventi di RdD possono attivare pratiche di THN. L’impatto economico del naloxone è minimo, e non dovrebbe rappresentare un reale problema per i bilanci delle ASL.
  • Incentivare l’approccio di peer support, la collaborazione peer-servizi e sostenere l’associazionismo tra consumatori. La prima risorsa del THN sono i consumatori e le loro competenze. In Italia, esiste una resistenza culturale ancora forte al riconoscimento del consumatore come cittadino e come esperto di sé. Gli operatori, e soprattutto quelli della RdD, devono includere nei propri modelli operativi la conoscenza approfondita delle strategie naturali di protezione adottate dai consumatori, la loro valorizzazione, lo sviluppo e il sostegno al peer support, la formazione in gruppo, il sostegno all’associazionismo e al protagonismo civile dei consumatori. In Italia questo approccio conosce aree di eccellenza e di lunga tradizione, ma si tratta di una geografia molto diseguale.
  • Avviare programmi mirati alle famiglie. In Italia esiste una consolidata tradizione che ha consegnato le famiglie dei consumatori a una cultura centrata sul dualismo binario dipendenza-astinenza, in cui genitori e partner sono indotti a non vedere come obiettivi apprezzabili e accettabili pattern di uso meno rischiosi e modalità di controllo e regolazione del consumo. Questo approccio “tutto o niente” ostacola una cultura della prevenzione, e spesso impedisce un dialogo aperto tra consumatore e famiglia. Per far sì che le famiglie diventino, al contrario, un valido attore nelle strategie di prevenzione delle morti per OD, è necessario promuovere una cultura della limitazione dei rischi, sensibilizzando e informando i famigliari e stando loro accanto in questo percorso. Il sistema dei servizi ha tutte le competenze e le risorse per promuovere questa innovazione culturale.
  • Adottare il THN nel contesto carcerario e postcarcerario. In Italia la RdD non entra in carcere: attualmente la distribuzione di materiale sterile e condom non è prevista, azioni mirate alla prevenzione delle OD nemmeno, e le terapie metadoniche sono spesso a scalare anche per le persone che entrano con un programma di mantenimento in atto. Se per avviare seri interventi di RdD in ambito penitenziario sono necessari alcuni passaggi politici e di indirizzo, alcune azioni, si possono implementare “dal basso” nell’ambito degli interventi ordinari dei servizi, specie senon impattano direttamente sulla gestione interna: per esempio la consegna di naloxone alle persone dipendenti in uscita, al momento della scarcerazione. Considerando che la mutata tolleranza dopo un periodo di carcere è uno dei più importanti fattori di esposizione al rischio OD e che il periodo immediatamente successivo alla detenzione è di fatto quello in cui si concentrano (assieme alla cessazione / interruzione di interventi residenziali e trattamenti con oppio agonisti) la maggior parte degli episodi di overdose.

Raccomandazioni per la politica e i decisori

  • a) Esplicito sostegno politico alla RdD. La RdD ha bisogno di un sostengo esplicito, motivato, basato sull’evidenza da parte della politica. Questo sostegno garantisce la continuità degli interventi, l’accesso alle prestazioni, il sostegno economico ai servizi. È ormai provato da una vasta letteratura chela mancanza o la carenza di sostegno e di chiarezza nelle politiche è fattore di insuccesso e di scarsa efficacia degli interventi. I decisori politici devono quindi dialogare con gli esperti, con gli operatori, con la società civile, con i consumatori e decidere limitando l’influenza delle ideologie, basando le proprie scelte su un doppio criterio: evidence based (ciò che scienza ed esperienza dicono) e human rights based (ciò che i diritti umani, in primo luogo il diritto alla salute, dicono). Il THN deve essere incluso negli interventi routinari di RdD.
  • b) Rendere il Naloxone accessibile, in tutte le forme farmaceutiche. Laddove il naloxone non sia accessibile come farmaco da banco e necessiti di prescrizione o addirittura sia utilizzabile solo da parte del personale sanitario, è necessaria una riforma nella farmacopea nazionale. Sono ormai molte le evidenze che la politica può fare proprie relative al naloxone come farmaco sicuro e ai bassissimi rischi correlati al suo utilizzo. Nei paesi nei quali non è ancora disponibile devono essere implementate a tutti i livelli necessari le azioni che conducano alla effettiva disponibilità nel tempo più breve possibile del naloxone per uso intranasale.
  • c) Elaborazione di Linee guida operative sul THN. La politica deve dare chiaro mandato agli enti preposti di elaborare linee guida operative che includano il THN, che siano di orientamento ai servizi e agli attori coinvolti, a garanzia della qualità e della appropriatezza delle pratiche, della loro efficacia. Le linee guida, pur rispettando la relativa autonomia dei servizi a livello regionale e locale, devono stabilire criteri e standard che garantiscano, ovunque, l’accessibilità del farmaco, la necessaria consulenza e formazione di operatori e consumatori. La elaborazione delle linee guida deve ricevere il contributo di tutti gli attori competenti e coinvolti e includere organizzazioni della società civile ei consumatori.
  • d) Adottare l’approccio“combination intervention”. Al fine di una maggior efficacia ed efficienza degli interventi, il THN va considerato non come intervento isolato ma nell’ambito di un sistema integrato. La prevenzione delle OD e delle morti per OD deve potersi avvalere di tutti gli interventi che hanno dimostrato la loro efficacia: è opportuno che laddove interventi di RdD quali OST in prospettiva di RdD, stanze del consumo sicuro e drug checking non siano stati attivati, la politica si assuma l’urgente compito di innovare e sostenere un miglior sistema di intervento.
  • e) Modificare i fattori di contesto che aggravano il rischio OD. Vi sono contesti sociali, normativi, culturali che massimizzano i rischi droga correlati, e contesti che di contro giocano un ruolo positivo nel limitare danni e rischi. I decisori politici influenzano questa alternativa sotto diversi profili: quello normativo, che può aggravare o meno la condizione di clandestinità, fattore che influenza direttamente il rischio OD; quello delle politiche di controllo del territorio, che influiscono concretamente su luoghi e modalità del consumo; quelli relativi al sistema dei servizi, che può essere più meno rispondente ai bisogni reali, più o meno accessibile, più o meno appropriato. Rispetto alla protezione dal rischio di morte per OD, è facilitante un contesto non criminalizzante e non punitivo per chi consuma, e dove le risorse siano investite più nella salute e nel sostegno sociale che nella repressione e nel controllo law&order del fenomeno
  • f) Intervenire per una diversa percezione sociale del consumo e dei consumatori. Sul piano politico culturale, è necessaria un’azione che promuova una diversa percezione sociale e un diverso “senso comune” attorno a droghe, consumatori e rischi correlati. Si tratta di sottrarre i consumatori allo stigma che li inchioda o alla patologia o alla devianza o a entrambi, che li rappresentano condannati a un “cattivo destino” finché hanno contatto con le sostanze. Una visione che emargina, ma anche che suggerisce l’impossibilità di contenere il rischio attraverso adeguate politiche.

Raccomandazioni per il contesto italiano

  • Avere una politica e un piano d’azione sulle droghe aggiornati. L’Italia non ha una chiara politica delle droghe né un Piano d’azione nazionale aggiornati, che includano esplicitamente la RdD come pilastro della strategia nazionale. L’alternarsi di governi di diverso colore porta una reiterata discontinuità nell’approccio sulle droghe, scarsamente basato sull’evidenza. Attualmente l’Italia non ha nemmeno un politico governativo delegato ad occuparsi del tema. È pertanto urgente che il tema droghe torni in agenda, che il Parlamento faccia procedere le modifiche della legge sugli stupefacenti e sui servizi che giacciono nei cassetti delle varie Commissioni, e che si ridefinisca un Piano nazionale droga che includa la RdD. È necessario che questo sia un processo partecipato – come del resto indica la Strategia Europea sulle Droghe – aperto al contributo di tutti i soggetti competenti e coinvolti e che si ripristini la Conferenza nazionale triennale- stabilita per legge – che è la sede della valutazione delle politiche e dell’innovazione necessaria (Conferenza che non viene riunita da oltre 8 anni).
  • Emanare Linee Guida sulla RdD. Nel 2000 e poi nel 2008 due commissioni di esperti, operatori, e società civile hanno elaborato Linee guida sulla RdD, che esplicitamente includevano il THN tra le pratiche da garantire su tutto il territorio nazionale, per superare così anche l’estrema disomogeneità di modelli operativi tra regione e regione. In entrambi i casi il cambio di coalizione di governo ha impedito che le Linee guida divenissero operative e cogenti. È necessario adottare nuove linee guida che prevedano e definiscano, tra gli altri interventi,le pratiche di THN. Un capitolo cruciale deve riguardare il carcere, per il quale devono essere previstigli stessi interventi e le stesse prestazioni di RdD garantiti all’esterno.
  • Introdurre il THN nei LEA-Livelli Essenziali di Assistenza. Dal gennaio 2017 sono stati ridefiniti i LEA, Livelli Essenziali di Assistenza nella Sanità, che per la prima volta includono la RdD, consentendo così ai servizi di RdD di essere implementanti in tutte le regioni e non, come ora, solo in alcune. Nel corso del 2017 saranno definite le prestazioni di RdD, ed è necessario che il THN sia incluso. Questo rappresenta una garanzia per la diffusione del naloxone su tutto il territorio nazionale.

Raccomandazioni per la ricerca

  • a) Disporre di un efficace modello di monitoraggio delle morti per OD. Disporre di un efficace sistema di rilevazione delle morti per OD è premessa necessaria alla conoscenza del fenomeno, all’orientamento degli interventi e delle decisioni politiche.
  • b) Elaborare un modello di monitoraggio e valutazione del THN. Monitoraggio e valutazione sono essenziali per elaborare le migliori linee guida di intervento, valutare efficacia e efficienza dei modelli operativi e delle prestazioni di THN e fornire agli operatori una solida base per gestire e innovare le proprie pratiche. Avere un modello di valutazione sostiene anche i decisori politici nelle loro scelte. Si tratta dunque di includere il THN nei sistemi di rilevazione dei dati di processo e di risultato inerenti la RdD. Il modello di monitoraggio e valutazione deve essere realistico e gestibile, e deve tener conto delle esigenze e dei vincoli che gli operatori hanno nel lavoro di raccolta dati in contesti spesso informali, quali quelli di strada o nei setting naturali.
  • c) Conoscere i pattern di consumo e le strategie dei consumatori. La distribuzione di naloxone “entra” nella vita quotidiana dei consumatori e delle loro reti e si avvale delle loro relazioni, delle loro competenze e dei loro comportamenti: questo implica avere una profonda conoscenza sia dei pattern di consumo, che delle strategie individuali e gruppali nella gestione del consumo sia, ancora, dei contesti di vita e di consumo e della loro influenza. È pertanto necessario sviluppare una ricerca qualitativa ed etnografica capace di orientare i modelli operativi
  • d)Valorizzare e coinvolgere nella ricerca gli operatori e i consumatori. Chi opera sul campo e chi vive in prima persona il consumo è una “antenna” privilegiata: la ricerca sui fattori di rischio OD, sulle strategie di prevenzione e su quelle di soccorso devono valorizzare questi “osservatori” informali, creando occasioni di collaborazione e sinergia con i ricercatori e gli enti preposti alla ricerca.
  • e) Promuovere ricerca – azione orientata alle pratiche. È necessario che qualsiasi tipo di ricerca attorno a strategie e modelli operativi di intervento fornisca una conoscenza mirata all’azione, sia cioè esplicitamente spendibile in termini di strategie e modelli di intervento e di orientamento e sostegno ai decisori politici. Con attenzione agli interventi, particolare attenzione va prestata alla ricerca propedeutica alla elaborazione di efficaci modelli di risk assessment delle OD nei servizi.

Raccomandazioni per il contesto italiano

  • Includere il THN nel sistema di monitoraggio istituzionale. Ad oggi, a causa della mancanza di chiare linee guida sulla RdD, il sistema di monitoraggio degli interventi gestito dal SIND- Ministero della Salute non include rilevazioni sulle prestazioni di RdD e dunque nemmeno sulle pratiche di THN. Si tratta di includere questi interventi e predisporre un sistema di rilevazione regionale e nazionale, anche considerando che la RdD è ora inclusa nei LEA, Livelli Essenziali di Assistenza.
  • Cambiare sguardo sui consumi, sviluppare ricerca qualitativa. La ricerca qualitativa ed etnografica sui consumi di droghe in Italia è particolarmente penalizzata, sotto il profilo culturale, scientifico e delle risorse economiche. Va fatto un passo deciso per ri-orientare la politica della ricerca (e i relativi investimenti) in questa direzione, coinvolgendo tutti i soggetti competenti e richiedendo al DPA- Dipartimento nazionale Antidroga in prima battuta di includere in un (auspicabile) nuovo Piano d’azione nazionale uno specifico capitolo dedicato.
  • Sviluppare studi di valutazione di processo e di esito sul THN. Anche ai fini di supportare decisioni politiche evidence based, oltre che di fornire a chi opera sul campo un necessario feedback, è necessario promuovere e sostenere studi di valutazione e di outcome sulle politiche e sulle pratiche inerenti la prevenzione delle OD e delle morti per OD, includendo uno specifico focus sul THN.
  • Maggiori sinergie tra i sistemi informativi e i registri di mortalità per monitorare i casi di OD. In Italia i dati sulle morti droga correlate e per OD provengono da diverse fonti e con tempistiche differenti e sono rilevati con differenti codifiche, rendendo la lettura dei dati difficoltosa, non completa e non tempestiva. Sarebbe importante e opportuno un intervento per la maggior efficienza del sistema e una miglior sinergia tra gli enti coinvolti.

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